Intervista a Diego Zamprogno
Diego Zamprogno si è laureato in Ingegneria Informatica ed Automatica all’Università di Padova nel 1997.
Nel 2001 fonda Idoru S.r.l., azienda che si occupa di produzione e programmazione di software nel settore video-Ludico, specializzandosi in intelligenza artificiale e gestione del gameplay.
Attualmente è docente del corso di Tool programming, production & Lab per il Master di Game Development.
Gli abbiamo posto alcune domande sulla professione e sul settore videoludico:
Consiglieresti ad un ragazzo di intraprendere la carriera dello sviluppatore di videogiochi?
Decisamente si! Capisco che la mia risposta sia di parte, visto che ho iniziato a videogiocare più di 30 anni fa, ma continuo a vedere questo ambito come una delle opportunità migliori di esprimersi e di veicolare contenuti. Certo, non è l'unica attività che permette di farlo, ma senz'altro è quella che più si appoggia alla tecnologia, vero motore trainante del nostro tempo. Le figure professionali che ruotano attorno all'ambito dei videogiochi sono molte, con formazione ed obiettivi diversi. Non è facile capire verso quale ambito si è più adatti: io sono sempre stato affascinato da chi le cose le fa realmente funzionare come dovrebbero, in questo caso il programmatore. E poi non va tralasciato il fatto che le opportunità di lavoro sono decisamente tante e il futuro è molto promettente per chi dimostra le giuste competenze.
Di quali requisiti ha bisogno?
La programmazione in generale richiede una spiccata propensione alla risoluzione dei problemi, principalmente attraverso un approccio razionale e logico. Nei videogiochi le sfide tecnologiche possono diventare estremamente difficili da affrontare. Senza contare che si è in un contesto dove anche l'ambito emozionale dell'utilizzatore finale riveste un ruolo cruciale.
Tutto questo porta alla necessità di avere buone competenze in settori che non sono propri del programmatore, al fine di realizzare correttamente il prodotto sul quale si lavora. Una mole enorme di nozioni da padroneggiare e problemi da risolvere, che mi porta a dire quanto solo una passione smodata possa permettere di entrare e resistere in quest'ambito.
Sempre che non si abbia la fortuna di realizzare un blockbuster, possibilità alquanto remota ma mai da tralasciare.
Hai suggerimenti per i nuovi studenti?
Il mio suggerimento è quello di mettersi alla prova, sempre. Studiare, approfondire, iniziare copiando piccoli giochi senza strafare o pensando di poter fare tutto subito.
Cercare di capire per cosa si è più portati, sapendo che probabilmente senza un aiuto o senza investire molto tempo si riuscirà a scalfire solo la superficie delle cose.
Insegnamenti al master
Ho contribuito a far partire il master quando, attraverso l'allora mia software house, abbiamo cercato di coinvolgere dei partner accademici in un percorso di formazione serio per programmatori di videogiochi. Insegno quindi al master fin dalla sua prima edizione. Mi sono sempre occupato del corso di tools, in cui viene fatta una panoramica sugli strumenti indispensabili per svolgere questo lavoro, e del laboratorio finale, dove la classe di studenti cerca di realizzare in autonomia uno o più videogiochi completi, sperimentando sul campo le logiche del lavoro in team.
Da alcune edizioni seguo il corso di network programming, aspetto molto rilevante nell'ecosistema dei videogiochi odierni.
Lavoro in quest'ambito come programmatore da oltre vent'anni, con alti e bassi. Mi piace molto l'abito didattico e spero di continuare a collaborare con il master. Manca però alla mia esperienza lo sviluppo di un titolo AAA, obiettivo che non ho ancora accantonato del tutto, pur se l'età avanza
Maggiori informazioni sul master a questo link
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Laureato presso l’Università di Padova in Ingegneria Informatica ed Automatica nel 1997, fonda nel 2001 Idoru S.r.l. di cui diviene Lead Programmer, con il quale pubblica numerosi giochi sportivi, specializzandosi in intelligenza artificiale e gestione del gameplay.